La Mesopotamia era una terra molto ricca e fertile, adatta al progresso tecnologico, economico e sociale. La costante negativa era però data dalla carenza di materie prime.
Il suolo offriva argilla, canna e bitume, mentre mancavano i minerali, le buone pietre e il buon legname.
Nei rinvenimenti archeologici dei primi siti di occupazione sono frequenti gli utensili in selce, facilmente reperibile in loco.
Tra i manufatti preistorici raccolti da Ugo Sissa a Tepe Gawra sono di particolare interesse alcuni oggetti che riconducono alle attività quotidiane e agli usi e costumi dei popoli della Mesopotamia; è il caso dei pesi da telaio (n. 9) e dei proiettili di fionda (n. 8). Curiosi sono anche un esemplare di contagocce (n. 10) – che corrisponde alla tipologia descritta da Abul Casis in un suo celebre trattato medico – e un vasetto contenitore di olio profumato che presenta un foro sul lato, utile per l’estrazione dell’unguento (n. 6).
I frammenti ceramici che arricchiscono la collezione sono una testimonianza della competenza tecnica sulle potenzialità dell’uso della terracotta, vista la variegata tipologia decorativa.
Il falcetto (n. 11) – proveniente da Eridu (Mesopotamia meridionale) e databile al IV millennio a.C. – è un oggetto impiegato per la falciatura, mentre del III millenio a.C. è la splendida testa di mazza in pietra rosa levigata (n. 2) – forse un oggetto votivo – e un piombino in pietra usato per determinare i livelli, decorato all’estremità da una testa di leone (n. 7).