Evento, backstage, memoria A cura di Federica Veratelli e Francesca Bortoletti
Le nove tele dei Trionfi di Cesare di Andrea Mantegna, ora ad Hampton Court, sono state oggetto di numerosi studi che, sia pure concordi nel riconoscere al Mantegna la vastità della sua cultura umanistica e la profondità delle sue conoscenze antiquarie, hanno lasciato ancora aperte alcune questioni, in particolare quelle legate alle fonti letterarie e iconografiche a cui l’artista s’ispira guardando ai trionfi militari romani e alla relativa trattatistica. L’intervento a due voci mira a sottolineare un altro aspetto: quello del valore sotteso alla decisione di impiegare le tele del Mantegna, o almeno una loro parte, come scenografia per gli spettacoli di drammi classici e azioni mitologiche organizzati a Mantova in Palazzo Ducale da Francesco II Gonzaga e Isabella d’Este per il Carnevale del 1501.
Per comprendere il significato della scelta di porre un’opera pittorica, quale i cicli trionfali del Mantegna, come parte di un’“azione collettiva” all’interno della cornice festiva del Carnevale del 1501, è necessario leggere l’‘applicata scenografia’ mantegnesca non tanto come ‘arte in sé’ o come ‘ipotesi di apparato’, ma come parte di un ambiente, uno spazio condiviso, ponendola in relazione con le tensioni sottese al sistema festivo della corte dei Gonzaga, alle tecniche d’allestimento, alle drammaturgie, ai costumi del mondo sociale, agli intrecci degli artisti e alle visioni politiche dello spettacolo cortigiano.