Le statuette ushabti della collezione Acerbi
Con il termine ushabti si identificano particolari statuette funerarie, realizzate in materiale diversi, che gli Egizi collocarono nelle sepolture dal Medio Regno (2046-1794 a.C.) al Periodo Tolemaico (306-30 a.C.). Queste statuette rappresentano il defunto a cui sono dedicate e hanno quasi sempre sembianze mummiformi a imitazione del dio Osiride, signore dell’Oltretomba. Tali immagini sono legate al concetto di rinascita nell’aldilà, dove si riteneva che l’anima di ogni uomo e donna potesse continuare a vivere dopo la morte terrena del corpo, proprio come accaduto al dio. Le anime dovevano provvedere al proprio nutrimento tramite i lavori agricoli nell’aldilà, compiti che gli ushabti erano chiamati a svolgere in quanto immagini e sostituti del defunto. Questi si rianimavano grazie ai testi magici iscritti sul loro corpo, tra cui il più comune è il capitolo VI del Libro dei Morti, e utilizzavano gli attrezzi agricoli di cui erano dotati, perlopiù zappe e sacchi per contenere le sementi.
La collezione Acerbi del MACA comprende 128 ushabti, appartenenti a personaggi vari, tra i quali sovrani, sacerdoti e funzionari, vissuti tra la metà del II millennio a.C. e la fine del I millennio a.C. Attraverso l’analisi dei materiali, delle iscrizioni e il confronto con altre collezioni, si intende raccontare la storia di questi manufatti, ricostruendone parte della loro biografia fino all’arrivo nella collezione mantovana. Questa narrazione intende raccontare le fasi e i risultati di una ricerca scientifica condotta su queste statuine, volta a valorizzare il patrimonio cittadino e i profondi legami culturali con una civiltà tanto antica e affascinante.
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