Le due statue raffigurano uno sciacallo in posizione vigile, di guardiano. Ogni figura era costituita in origine da tre parti lignee distinte, unite tra loro con perni: il corpo, la testa e una lunga coda, andata perduta in entrambi i casi. Le ricopre uno spesso strato della cosiddetta black varnish, una miscela composta con sostanze organiche quali il bitume, resine di conifere e di Pistacia, ampiamente utilizzata in ambito funerario e il cui colore era associato dagli Egizi ai concetti di fertilità e di rinascita.
Alcuni particolari nella testa dello sciacallo di maggiori dimensioni e di esecuzione più accurata sono dipinti in giallo. Queste statue provengono quasi certamente da ciste a naos per vasi canopi o da sarcofagi a cassa quadrangolare e coperchio a volta del tipo qeresw. Sciacalli e falchi di legno ne adornavano i coperchi come ulteriore protezione per il loro contenuto. Lo sciacallo era infatti l’animale sacro ad Anubi, il dio protettore delle necropoli e del processo di imbalsamazione, ma anche a Wepwawet, altra divinità associata alle aree sepolcrali, dove gli sciacalli erano di casa.
Terzo Periodo Intermedio (1080-655 a.C. ca.) – Epoca Tarda, XXVI dinastia (664-525 a.C.)
legno, ‘black varnish’ e tracce di policromia