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Tempio Leon Battista Alberti
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Ushabti

Gli ushabti sono statuette attestate nelle sepolture egizie dal Medio Regno (2046-1794 a.C.) all’Epoca Tolemaica (306-30 a.C.). Da uno o pochi esemplari per corredo funerario, il loro numero aumenta nel tempo fino a raggiungere le molte centinaia. Dovevano sostituirsi al defunto nei lavori agricoli dell’oltretomba, rianimandosi magicamente grazie ai testi iscritti sul loro corpo. Il testo più comune è il capitolo VI del Libro dei Morti, un insieme di formule magiche che aiutavano il defunto nel difficile viaggio nell’aldilà. La maggior parte degli ushabti ha sembianze mummiformi, a imitazione del dio Osiride, mentre più rare e databili al Nuovo Regno sono le statuette in abito di vivente.

Tra gli esemplari di Nuovo Regno (1539-1070 a.C.) della collezione Acerbi meritano attenzione le due statuette in pietra dello ‘scriba per la tavola delle offerte’ Ramose n.1, una mummiforme e l’altra in abito di vivente con gli amuleti djed e tit stretti nelle mani al posto degli abituali strumenti agricoli. I nuclei più significativi degli ushabti di Epoca Tarda (664-332 a.C.), tutti in faïence, sono riconducibili al ‘primo sacerdote lettore’ Horudja (XXVI dinastia, 664-525 a.C.) n. 2 e a membri del clero di Mendes (Delta Orientale), Saiset (XXX dinastia, 380-343 a.C.) n. 3 e Uahibra (XXX dinastia, 380-343 a.C.) n. 4, forse appartenenti alla stessa famiglia.

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Collezione Giuseppe Acerbi

Nuovo Regno (1539-1070 a.C.) – Epoca Tolemaica (306-30 a.C.)
legno, legno struccato e dipinto, pietra, faïence

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