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Tempio Leon Battista Alberti
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Cupido dormiente con due serpenti

La meravigliosa scultura in marmo rappresenta un giovane Cupido addormentato. 

Lo identificano alcuni attributi: l’arco e la faretra con le frecce con cui trafigge indistintamente comuni mortali e divinità instillando in loro un irresistibile desiderio d’amore. Le ali, che fanno capolino sopra le spalle, sono il simbolo della sua natura divina ma anche della sua volubilità. Tra i riccioli voluminosi indossa una coroncina di rose fiore associato a Venere, la madre di Cupido. Questa presenza è uno dei primi indizi della duplicità del sentimento a cui Cupido rimanda, l’amore che può essere causa di piacere ma contemporaneamente foriero di dolore, come appunto la rosa con le spine. Al tema della duplicità del sentimento amoroso va ricondotta la presenza dei due serpenti che minacciano il sonno sereno della passione in cui si si abbandona Cupido. I serpenti rimandano infatti alla natura caduca e ingannevole dell’amore. La scultura è ricordata per la prima volta da Alessandro Lamo nel 1582 che racconta della presenza di un ‘Cupido di finissimo marmo antico’ nella collezione di Vespasiano Gonzaga, presso la Stanza dei Miti del Palazzo del Giardino di Sabbioneta. Nel 1774, quando il marmo fu trasferito a Mantova, venne correttamente identificato come opera rinascimentale. Gli ultimi studi lo attribuiscono a Giovanni Battista Dalla Porta che ebbe contatti diretti con Vespasiano Gonzaga. L’iconografia del Cupido conosce una grande fortuna nel Rinascimento tanto che anche nella collezione di Isabella d’Este esistevano due esemplari di cupido dormiente: uno realizzato nel 1496 da Michelangelo e l’altro attribuito a Prassitele di cui ad oggi abbiamo perso le tracce.

Dove vedere quest’operaDove vedere quest’opera
Collezione Vespasiano Gonzaga

XVI secolo
marmo di Carrara

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